Lettera del 29 e 30 aprile 1979

Lettera del 29 e 30 aprile 1979

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di Stefano Reolon (eploratore – Camerata 12)

Aosta, 29 aprile 1979

Cara …,
è passata ormai una settimana …, però con le telefonate dei giorni scorsi mi sembrava di essere a casa …
Qui la vitaccia è un po’ dura, come è sempre nei primi mesi di naja: ci sono i nostri padri che si rifanno su di noi delle angherie e degli scherzi patiti a loro volta. Però quando saremo noi i vecchi potremo rifarci dei loro divertimenti alle nostre spalle.
La giornata è sempre intensa, sin dal mattino, e l’unico momento di pausa è la libera uscita della sera. Voglio comunque darti l’orario (molto rigido nei primi tempi) che dobbiamo rispettare: nei giorni feriali la sveglia è alle 7 (ma conviene alzarsi un po’ prima), poi dalle 7:15 alle 7:30 c’è la colazione (di solito molto scarsa – c’è latte o tè oppure cioccolata “diluita” o tè con alcuni biscotti, oppure gallette, oppure una brioche). Dalle 7:30 ci sono le pulizie, e chi ha l’incarico deve pulire la camerata, il corridoio, o una parte del cortile; poi tutti in adunata per l’alzabandiera delle 8. Quindi ci sono le 5 ore di lezione della mattina dalle 8:15 alle 13 (ogni ora ha un quarto d’ora di pausa): possono essere lezioni teoriche, oppure pratiche (come smontare armi) oppure addestramento formale (cioè marciare in gruppo nel cortile).
Alle 13:15 c’è il rancio fino alle 13:45-14. Poi si avrebbe un po’ di tempo libero ma c’è sempre qualcosa da fare, oppure ci chiamano tutti in adunata. Alle 15 fino alle 18 ci sono le 3 ore pomeridiane di lezione. Poi ancora tutti in adunata alle 17:55 per l’ammaina bandiera e poi tutti al rancio serale alle 18 (per noi durante il primo mese è obbligatorio). Si può poi andare in libera uscita o rimanere a studiare fino alle 23. Poi alle 23:15 passa il contrappello e si può andare a dormire, però va a finire che per una cosa o l’altra (come rimproveri e osservazioni dell’ufficiale che passa per le camerate) si va a dormire a mezzanotte.
Il sabato e la domenica la sveglia è alle 8 e la colazione alle 8:30, però dopo le pulizie bisogna rimanere a disposizione oppure studiare (fatto l’alzabandiera delle 9). Il rancio è alle 12:15 e la libera uscita è alle 13, però noi dobbiamo rientrare per le 17:30 e fare l’ammaina bandiera alle 17:55. Poi dopo il rancio (tutti in divisa), ci si può mettere in borghese ed uscire di nuovo per rientrare alle 23:30 il sabato e ancora alle 23 la domenica.
Questi primi giorni abbiamo approfittato di queste libere uscite per sistemare prima la camerata, poi per uscire un po’ a respirare aria di libertà e anche per aprire i primi libri.
Adesso ti lascio un momento per poterti parlare, infatti stiamo uscendo e passerò alla SIP per telefonarti…

30 aprile 1979

Ora mi trovo in piazza ad Aosta per terminare questa lettera. Non avevo voglia di rimanere dentro a studiare, perché domani, essendo festa, si può studiare tutto il giorno e così sono uscito da solo verso le 15:30 dopo essermi fatta una bella doccia bollente (per fortuna che ci sono, altrimenti con quelle sudate che si fanno …).
E’ stata questa una tipica giornata intensa, con lezioni al mattino e al pomeriggio. Sempre di corsa (da bravi alpini!) per non essere in ritardo all’adunata o alle lezioni. Durante il giorno dobbiamo sempre essere in divisa, però non è quella più bella ma la tuta da combattimento, con pantaloni molto larghi e rinforzati, pedule e giacca a vento. Sulle spalle abbiamo le scritte in giallo “AUC” (cioè allievo ufficiale di complemento). Siamo poi tutti ben rapati (certi avevano i capelli molto lunghi), ed io invece del barbiere di caserma (cui bisogna dare una mancia, anche se è gratis, se no ti fa un lavoro orrendo o ti riempie di tagli) ho preferito andare da un barbiere fuori che con un po’ di più mi ha fatto un lavoro perfetto. La barba però me la sono tagliata io, di fianco alle orecchie. Devo dirti che con i capelli così corti non si sta tanto male (però non tutti), anzi, così in divisa da combattimento sembriamo tutti dei duri, e poi quando si fa la doccia, sono subito asciutti (alcuni minuti col phon che ho portato da casa). Abbiamo poi le pedule che fanno un po’ male ai piedi (almeno all’inizio), perché dobbiamo anche allacciarle fino all’ultimo gancetto, se no rischiamo un richiamo.
La notte poi io dormo bene, anche se all’inizio la rete della branda era un po’ allentata: ora l’ho tesa con del fil di ferro e si sta un po’ più orizzontali. La gran seccatura è fare il “CUBO” alla mattina, appena alzati: bisogna poggiare il cuscino in mezzo al materasso e ripiegare questo in tre parti, poi piegare le lenzuola e la coperta e sopra di tutto il copriletto; è un lavoro di precisione, altrimenti ci scappa una punizione.
Questa è in genere la vita di naja. Quello che più rattrista, oltre alla tua lontananza, è che non si hanno più quelle libertà e quelle possibilità di prima. .. Spero comunque che la prima licenza arrivi presto (essendo di Belluno sono uno dei più lontani, assieme agli abruzzesi e ai friulani); saranno solo 48 ore, però ci lasciano partire il venerdì sera e avrei tutto il sabato e mezza domenica (dobbiamo rientrare entro le 24).
Questo è quello che faccio durante il giorno; per il momento mi sento come una specie di studente, però la disciplina è tipicamente militare: salutare sempre i superiori e presentarsi, quando si è chiamati, col nome e cognome preceduti da “allievo ufficiale” e poi specificare la compagnia e il plotone.
Come ti ho detto io sono un “esploratore” (siamo solo 4 nella 2a Compagnia di 150 uomini); gli altri sono fucilieri, mortaisti, controcarro, alpini di arresto e trasmettitori. Spero così di farmi qualche bella camminata, anche se noi abbiamo certe responsabilità come quella di condurre, per la strada più breve e sicura, un reparto verso la meta prefissata.
Sono ormai arrivato al fondo del foglio… La lontananza è dura, però con la vita intensa che ci fanno fare, il tempo vola in fretta e presto potremo rivederci.
Ci risentiamo per telefono (“la tua voce”! – pubblicità SIP).
Ciao ciao ciao, Stefano

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