Lettera del 31 agosto 1979

Lettera del 31 agosto 1979

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di Bruno Pagnoscin (il “nonno” della Camerata 2)

Aosta, 31.08.1979

Martedì 28 siamo arrivati ai 4000 del Gran Paradiso. Il giorno prima ci hanno portato fino a Pont Valsavaranche in camion. Di là, a piedi, fino al rifugio Vittorio Emanuele II, dove abbiamo piantato le tende. La sera c’erano file di stambecchi che passavano a pochi metri da noi!!! La mattina dopo alle 4 è stata data la sveglia e, un’ora dopo, siamo partiti al buio con le pile. Temevamo che ci fosse brutto tempo, perché nei giorni precedenti era stato spesso nuvoloso e aveva anche piovuto molto. Invece la giornata è stata magnifica, come quella del Ruitor, solo un po’ più fredda perché la stagione è più avanzata e il maltempo e le nevicate dei giorni precedenti avevano abbassato la temperatura. In cima c’era un freddo “becco”: tutti vestiti, con giacche a vento, pantavento, guanti, passamontagna, stupida… battevamo i denti. Nella mia borraccia l’acqua era quasi congelata! Il panorama però non era bello come quello che si godeva dal Ruitor. Ho fatto solo qualche foto in bianco e nero. Anche stavolta è arrivato il generale dal cielo e, anche stavolta, ci ha ricoperti di gloria. Stavolta ha anche mandato l’elicottero ad aspettarlo al rifugio ed è sceso assieme a noi. Due giorni dopo c’è stata la cerimonia per il cambio del colonnello, perché il colonnello Covi se ne va. Prima della cerimonia ufficiale in suo onore ne abbiamo fatta una solo noi vecchi per regalargli un papiro con le nostre firme, un libro di montagna e un ingrandimento incorniciato di una foto del colonnello che legge la preghiera dell’alpino, stando in mezzo a noi sulla cima del Ruitor. Il tutto integrato da battimani e ip ip hurrà, con conseguente commozione del colonnello. E’ proprio un bravo comandante, si fa rispettare, ma è paterno, non di quelli che terrorizzano i sottoposti. Ricorderò sempre quel giorno in cui, seduto tra noi, ci ha raccontato di quando è andato, con i soccorsi alpini, dopo il disastro del Vaiont: le scene raccapriccianti che ha visto e il dolore della gente. Dopodomani giurano i “figli”, qui in caserma. Perciò c’è gran movimento: costruzione di palchi, paramenti, bandiere, stemmi, pulizie dappertutto, prove del coro… Ieri sera, mentre stavamo pulendo le sale dello spaccio e dando la cera per terra, perché lì ci sarà il ricevimento generale, hanno chiamato 4 di noi, tra cui me, per andare nelle cantine del circolo ufficiali a preparare la “sangria”. Per farla abbiamo versato in un grande recipiente una settantina di litri di vino, poi cordiale, cannella, chiodi di garofano, pesche e pere a pezzi e zucchero. Domenica il tutto verrà filtrato e sarà pronto da bere. A proposito di bere: la settimana scorsa, io e Scanavino, siamo andati a visitare l’esposizione dei vini valdostani. Un assaggio costava 100 lire, ma ne davano poco. Non sono stato molto impressionato da questi vini, non sono come i nostri o i piemontesi. L’unico che mi ha colpito è stato l’”inferno”. Porterò a casa il calice che davano per ricordo.
A presto, Bruno.

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