Papà Marcel (Marcel Messelod)

Papà Marcel (Marcel Messelod)

Papà Marcel

Era solo passato un giorno alla caserma Battisti ed un amico del 94° Corso (i “padri”) mi accompagna fuori per la mia prima libera uscita serale. Stradine strette, pochi in giro, ma subito si riconoscono quelli come noi: capelli cortissimi e sguardi un po’ persi.
Arriviamo davanti ad un locale, appartato, non sembra il solito bar. L’aspetto è dimesso. Entriamo. E’ una stanza bassa, le pareti piene di ripiani con bottiglie di ogni tipo e una collezione di cappelli militari. Sul fondo un bancone alto, ingombro anche questo di bicchieri e bottiglie. E dietro c’era lui, Papà Marcel: una corporatura massiccia, una bella pelata in testa e due baffoni caratteristici. Ma ciò che colpiva di più era il suo sorriso paterno, come dire: “…vieni pure, ragazzo, se hai qualche problema o qualche tristezza che ti angustia, qui sei a casa”. E sembrava proprio di essere a casa. Tanti altri commilitoni occupavano la caratteristica saletta sul retro, ingombra in parte da cassette di vino, e con i muri tappezzati di firme e scritte di ogni genere: i ricordi di tanti come noi passati da quelle parti.
Un bicchiere di moscato, un tomino, un buon panino che ti risollevava il morale e il fisico! Marcel sapeva come sistemare le nostre ansie. Ma poi si fermava sempre a parlare un po’ con tutti, a sentire i nostri problemi, la lontananza da casa, la dura vita in caserma… E con la sua bonomia, tutte le nuvole nere erano spazzate via.
Grazie Papà Marcel per la tua compagnia, per le serate trascorse in allegria nel tuo locale, per il buon vino e i giri di grolla che ci offrivi. Sono ormai tanti anni che sei “andato avanti” e il mio cruccio è di non essere più tornato ad Aosta a salutarti. Addio Marcel…

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