L’arrivo a Mals Vinschgau

L’arrivo a Mals Vinschgau

Se una peculiarità dovesse mai essermi riconosciuta per essere tramandata ai posteri, quella sarebbe di certo l’indiscussa capacità di arrivare perennemente in ritardo ovunque. Se devo essere in un posto alle 15, verso le 15,05 comincio pigramente ad alzarmi dal divano… Fui il primo punito della Seconda Compagnia, per questo: “due minuti di ritardo al settore, due giorni di punizione!”, tuonò Gily con la sua vocina chioccia. Conscio di questo anche quarant’anni fa, decisi quindi di partire per Malles il giorno precedente. Caricato il mio fedele Mini Cooper 1300 (…due tempi: faceva non più di 350Km con un litro di olio…), partii nel primo pomeriggio per attraversare il settentrione di Italia da ovest ad est, per poi dirigermi a nord una volta raggiunto il Garda. Due passi sul lungolago, due caffè ed un panino, due pieni ed un kilo d’olio dopo, giunsi a Merano verso le 21, convinto di essere praticamente arrivato. La città sul Passirio, alle 21 di un giorno d’inizio ottobre, è come il deserto dei tartari. Ci volle almeno un’ora per trovare un albergo che mi ospitasse; diffidenza ed una malcelata ostilità mi diedero il benvenuto in Sud Tirolo. Cautelativamente, scaricai i miei Volkl Super Renntiger da 2,10m dal tetto e li portai in camera con la sciabola. Dovendo mandare il famoso telegramma “Orgoglioso appartenere a codesto Battaglione, saluto la Bandiera e gli Ufficiali tutti”, decisi di alzarmi verso le 7,30, farmi una doccia, la barba, vestire la “diagonale” e cercare un Ufficio Postale. Ovviamente, vennero almeno le 9,00. Stupito dalla bella colazione preparata, pagai il conto e chiesi indicazioni per Malles: ancora 50KM ! … urca ! Risalii la Val Venosta formato “rally” ed il mio Cooper fece il suo dovere di go-kart mancato, ma suonai alla porta centrale della Caserma Wackernell non prima delle 10,30. L’accoglienza dell’Ufficiale di Picchetto fu glaciale: “Lei chi sarebbe?” Avrei voluto rispondergli Babbo Natale, vista la mia divisa, con sciabola e tutto, ma strinsi i denti e dissi Sottotenente Ferraris Renato. “Mai sentito”, disse quello. Ma come, ho mandato il telegramma ! “Spiacente, nessun telegramma”, disse chiudendo la porta. Rimasi come un ebete sulle scale per i tre minuti più lunghi della mia vita, percorso dalla vaga incerta sensazione di aver sbagliato Caserma. Poi un coro di risate si levò da dietro il portone. Il portoncino si aprì e venni accolto da molteplici e sorridenti “benvenuto” perfino ostentati. Ok, qui sono tutti matti, pensai. Un caporale prese i miei documenti, salutandomi formalmente, e gli altri Ufficiali mi strinsero la mano e mi diedero pacche sulle spalle, accompagnandomi al Circolo Ufficiali. All’interno dei locali, per terra davanti al bancone del bar, una fila di bottiglie di vino e liquori vari componeva la scritta “WILKOMMEN”. Ringraziai gentilmente il Colonnello e tutti gli altri, ma la voce del Ten. Pillon, capo-calotta, sibilò : siamo noi che ringraziamo te! Queste le hai pagate tutte tu! Sei arrivato prima del telegramma ! Diedi addio così al mio primo stipendio da Sten. Per la cronaca, il telegramma arrivò due giorni dopo…

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